martedì 17 marzo 2009

1936 - la ribellione, il perfezionismo, la galera.

Poco si sa del Pickett giovane: le poche notizie che abbiamo ci danno un quadro complessivo da cui si evince che fosse un ragazzo difficile, scontroso e insofferente a qualsiasi tipo di disciplina e gerarchia. Un episodio su tutti è quello della detenzione in carcere.
Nel 1936 a 18 anni, Pickett Anderson Zerf, finì per due giorni in prigione per atti vandalici contrari al pubblico decoro (così nela casellario giudiziario di Belp, pag.42, quadro A, sezione penale - 1936).
Zerf amava decorare i treni della stazione di Belp (pratica oggi assai diffusa tra i giovani), solo che a quel tempo non c'erano le bombolette spray e tutto doveva essere fatto con pennello e tavolozza.
Zerf impiegò ventidue ore a dipingere una parte del treno (la foto in alto lo ritrae in opera) decidendo, poiché era un perfezionista, di riprodurre un quadro in voga in quel periodo, la Ragazza alla finestra di Pablo Picasso.
La polizia allertata, aspettò che il ragazzo finisse l'opera per arrestarlo.
La famiglia dovette pagare la riverniciatura del treno.

mercoledì 11 marzo 2009

1941 - La vita fa schifo.
Pensieri per le nuove generazioni.

Mentre la guerra imperversava e insanguinava mezza Europa, Pickett Anderson Zerf e Petra, sua moglie, ebbero un'accesa discussione (come raccontato dallo stesso autore nel suo, ormai, celeberrimo diario).
Il 6 dicembre del 1940 Petra comunicò al marito il suo desiderio di avere dei figli.
Pickett reagì male: secondo il nostro autore, infatti, non avrebbe avuto senso "gettare nel mondo triste" un'altra vita.
Per giorni i due non si parlarono.
Non riuscendo a convincere la moglie, Pickett decise di approfondire la questione e si ritirò nel suo studio.
Venti giorni dopo, presentò al suo editore un testo dattilografato dal titolo La vita fa schifo. Pensieri per le nuove generazioni che venne pubblicato l'anno seguente.
In esso l'autore, fermo restando l'inutilità stessa della vita e di ogni sforzo, apre ad un pensiero positivo ed entusiasta.
"La vita fa veramente schifo (pag.16 corsivo nel testo) ma dopo che sei nato, ormai, che senso ha ricordarlo?".
"Anche i rapporti personali fanno schifo (continua a pag. 28) ma basta poco per innalzare un ponte levatoio di diffidenza ".
"La vita è fatta per porvici rimedio - diceva Soflocle - e lo dico pure io" (ibidem pag.33).
"Ma esiste la redenzione?" si chiede Zerf a pag. 35.
"No" si risponde.
E la pubblicicazione finisce.
Tronca.
Sì seppe in seguito che Pickett divenne padre nove mesi dopo essere tornato dall'ufficio del suo editore.

martedì 3 marzo 2009

1940 - Zerf vs. Streicher: In difesa di tutte le razze


Julius Streicher, tedesco, fu un leader del Partito nazionalsocialista ed editore del settimanale violentemente antisemita Der Stürmer.
Dopo la seconda guerra mondiale guerra, Streicher figurò tra gli imputati al processo di Norimberga, accusato di essere uno dei principali istigatori dell'odio razziale nei confronti della popolazione ebraica che aveva condotto alla Shoah.
Queste poche righe riassumono la vita di uno dei più controversi pubblicisti e autori del secolo scorso con cui anche il nostro P.A. Zerf ebbe a scontrarsi.
Successe intorno al 1938: P.A. Zerf, preso nella morsa delle sue riflessioni sul tempo, decise nel gennaio di quell'anno che "una modifica del contesto può comportare una modifica nella testa". Una frase incomprensibile scritta su un bigliettino che P.A. lasciò a sua moglie Petra.
Gli studiosi sono concordi nel ritenere che il "cambio del contesto" non fosse altro che una breve fuga dal suo eremo in cui si era confinato da anni, mentre il "cambio nella testa" fosse, più che altro, la segreta speranza che questa fuga potesse dare risposte alle tante domande che negli anni si era posto.
Decise di soggiornare a Duntergrass, poco lontano da Belp, e passare il tempo a fare quello che (a suo dire) sapeva far meglio: pescare.
Sin da piccolo infatti, il piccolo Willy si era appassionato alla pesca, sognando il blu dell'oceano attraversato da gruppi infiniti di pesci.
Dopo circa due anni, sulla riva del ruscello Tainder, trovo una pagina strappata e accartocciata del famigerato Der Stürmer il cui titolo dell'articolo recitava "La razza eletta contro la razza inferiore da distruggere". Benché la lettura della pagina fosse compromessa dai tagli alla carta e ormai l'inchiostro fosse sbiadito, Zerf fu comunque attraversato da un'ondata di disgusto: si arrabbiò a tal punto da tornare a Belp il giorno stesso e si chiuse nel suo studio.
Due mesi dopo, nel novembre del 1940, venne pubblicato "In difesa di tutte le razze" un violento pamphlet contro Der Stürmer e Julius Streicher, firmatario dell'articolo che lo aveva fatto imbestialire.
Dividere i pesci in pesci eletti e da eliminare è quanto di più spregevole ci possa essere anche perché, scrive lo Zerf, malgrado le differenze, sono simili infatti per ognuno di loro "la parte inferiore del loro corpo è piena di terminazioni nervose che fungono da organi tattili"(ibidem pag.35).
Solo menti malate, a detta del nostro autore, possono pensare di introdurre queste assurde divisioni, propagandandole con tale ferocia.
"L'oceano è attraversato da gruppi infiniti di pesci, tutti uguali tra loro "(ibidem pag.48) sentenzia Zerf e continua "E' giusto, a questo punto, considerare i tedeschi un popolo inferiore".
Il libello in questione, oltre a far infuriare i vertici del Reich (Hitler lo voleva morto e mise su di lui una taglia di 15 mila Marchi), non ebbe alcun altro successo.
Il dibattito che si aprì negli anni '70 del secolo scorso non condusse a nessuna soluzione: non riuscendo a definire, una volta per tutte, se si trattasse di un coraggioso libello metaforico contro il nazionalsocialismo oppure un trattato di ittica, gli studiosi preferirono dimenticarlo.

lunedì 2 marzo 2009

Escatologia e scatologia in P.A. Zerf



La teoria finale sul tempo di P.A.Zerf, gia abbozzata in Essere in tempo, trova una sistemazione quasi definitiva tra le righe di articolo pubblicato nell'eminente Belp Tribune, il 15 dicembre del 1942, da titolo "La fine, infine".
Sin dall'inizio della sua tribolata esperienza come pensatore, il problema del fine ultimo dell'esistenza ha rappresentato, e rappresenta tutt'oggi per tutti coloro che si sono appassionati al pensiero, alle opere e alle omissioni del grande filosofo, un argomento di indagine e di acceso dibattito.
Nell'articolo sopracitato lo Zerf ammette, con rara onestà, di non avere la men che minima idea di cosa significi il termine escatologia e di far finta, dopo aver letto Abelardo, di conoscerne la semantica.
Si può dunque parlare di escatologia senza sapere cosa significa: questa è uno dei punti fermi.
L'uomo, è dunque, gettato nell'esistenza in una condizione di buio totale, e arranca, senza sapere bene cosa stia realmente facendo.
"La vita è fatta per porvici rimedio" sentenzia lo Zerf.
Ma la svolta verso il nulla è sempre dietro l'angolo.
"Magari senza volerlo, magari senza cercarlo, ma alla fine arriva.
Puoi guardarti alle spalle quando vuoi, puoi camminare all'indietro o strisciare rasente i muri, ma alla fine arriva.
E non c'è niente da fare. "
Molti, nella "cosa che deve arrirare" vedono la presentificazione della morte terrena, altri della malattia.
Niente di entrambe a nostro giudizio.
La cosa che deve arrivare è il mare fecale della sfortuna, lo tsunami della malasorte.
"Io non vinco mai" c'è scritto in conclusione dell'articolo e suona lapideo e destrutturante.
Malgrado tutto però, il suo approccio positivo all'esistenza lo porterà al quel temporaneo e non duraturo successo che il suo pensiero riscontrò verso la fine della seconda guerra mondiale e di cui ci occuperemo in seguito.