mercoledì 18 febbraio 2009

Breve commento all' "Ode alla volgarità" di P.A. Zerf


L' Ode alla vogarità è un piccolo libello di trenta pagine (di cui due bianche) uscito in sordina nella primavera del 1932. Dopo l'insuccesso di Essere & Lampo, lo Zerf decise di tornare sulla problematica del tempo, cercando stavolta un argomento più vendibile.
Già dalle prime righe si evince, dal tono, che, l'autore in questione, è molto arrabbiato.
A pag. 2, dopo un susseguirsi di insulti a Emilio Caballero (l'acerrimo nemico universitario), lo Zerf inizia a sviscerare l'argomento.
Tema centrale è il presente (anche quello non indicativo): il presente come pre-sente.
Il pre-sente si pone quindi da subito come la chiave di volta per la comprensione del tempo.
Pre-sente come prima che sente e quindi come sordo.
Per un errore di distrazione a pag.9 però, il Pickett confonde sordo con sordido ed inizia una lunga sequela di esempi di come il sordido si annidi nella nostra contemporaneità.
La volgarità, il sordido, la bassezza degli istinti è secondo Zerf l'unico motivo dell'esistenza.
La tesi sopra esposta fu ripudiata dall'autore nel 1933, dieci mesi dopo l'uscita del libello e tre mesi dopo l'accusa di sconcezza che si risolse in una condanna a tre anni.