mercoledì 25 febbraio 2009

ZERF E LA PUNTUALITA’

Durante il periodo di soggiorno nella Biblioteca di Belp, un giorno, per caso, Zerf si ritrovò a disegnare l’ennesimo orologio su un libro che avrebbe influenzato non poco il suo futuro pensiero.
Il libro in questione era “Essere e tempo” (Sein und Zeit, prima edizione 1927, Halle,Germania) di Martin Heiddegger. La lettura di questo testo, che impegnò Zerf per circa nove mesi, lo spinse verso la formulazione del concetto di temporalità relativa descritta nell’opera “Essere in tempo” (Sein auf Zeit, prima edizione 1933, Belp, Svizzera). Ancora oggi, la teoria zerfiana della temporalità relativa o anche cultura dell’essere ma non ora, poggia su due pilastri fondamentali del pensiero del noto inventore-filosofo: la misurazione del tempo (che però non viene mai citata nel testo) e la teoria del “perché no?”. Se per Heidegger “L'uomo è l'ente che ha il suo senso - la sua luce - in sé stesso. Il senso dell'essere non è metafisico - semplicemente presente davanti a noi - ma originario: qualcosa che, essendo nostro, ci possiede. Questo qualcosa è la temporalità”, per Zerf il concetto di temporalità è meramente legata al fluire del tempo. Nella sua opera, Zerf scrive “Secondo Heidegger, l’uomo ha il suo senso in se stesso. Se ciò è vero, la presenza dell’uomo su un piano metafisico impone imprescindibilmente la presenza dell’uomo su un piano fisico. L’assenza dell’uomo su un piano fisico allora non coincide con la presenza dell’uomo su un piano metafisico” (ibidem, pag. 42-44). Questo primo passo rappresenta l’introduzione al capitolo successivo, in cui Zerf, citando ancora la frase del filosofo tedesco "L'essenza dell'Esserci consiste nella sua esistenza", introduce il concetto di essere ma non ora, ovvero di come l’esistenza dell’uomo sia indissociabile dalla sua presenza. In questo capitolo (forse unico completo di tutta l’opera zerfiana), il filosofo-inventore misura, tramite un apposito strumento di ricerca empirica di cui però lui non fa mai menzione, come la presenza dell’uomo “nel tempo e in tempo” modifichi la realtà circostante. La tesi di Zerf “essere puntuali aiuta le relazioni con il prossimo anche se le persone putuali normalmente sono le più antipatiche” si colloca come antecedente a quella che viene considerata da molti l’opera più famosa e importante di Zerf, ovvero la teoria del “perché no?”. Nel testo, infatti, Zerf arriva alla conclusione “Arrivare in ritardo? Perché no?” nonostante tutta l'opera sia una celebrazione alla puntualità. Molti studiosi hanno analizzato quest'opera di Zerf fino al 1948, anno in cui il famoso ricercatore James Carter Hoterig arrivò alla conclusione”Il pensiero di Zerf? Perché no?”. Da allora non ci fu più nessuna discussione sull'opera di Zerf.