domenica 22 febbraio 2009

Zerf: tra mito e leggenda

Intorno al personaggio di William Pickett Anderson Zerf, o come lo chiamavano tutti i suoi amici, Pickett Anderson Zerf, ruotano molte storie. Non esiste infatti una sua biografia ufficiale ma dalle cronache del tempo siamo risaliti ad alcune probabili biografie non ufficiali che sono ancora al vaglio degli storici.
William Pickett Anderson Zerf, o come lo chiamavano tutti i suoi amici, Pickett Anderson Zerf, nasce nel 1913 in una piccola cittadina danese a pochi chilometri dalla capitale danese. La sua infanzia fu segnata dal fatto che i suoi genitori erano sempre fuori per lavoro tornavano sempre in occasione del capodanno cinese, cosa che per un certo periodo confuse il giovane Pickett Anderson Zerf al punto di non comprendere più il vero fluire del tempo. Forse fu proprio questo episodio ad infondere nel giovane zerf, la passione per l’oreficeria e per la misurazione del tempo.
L’adolescenza di Zerf, fu quella di qualsiasi altro giovane che aspirava a creare qualcosa di nuovo e sorprendente, che il mondo apprezzasse e nello stesso tempo imparasse a valorizzare. All’età di quindici anni, Pickett Anderson Zerf emigrò all’estero per cercare fortuna, poiché la sua concezione di tempo e la sua lingua parlata non corrispondevano al normale senso civico danese. La sua tata infatti, Maria Nunez Andres, emigrata in Danimarca per cercare lavoro come badante, parlava solo ed esclusivamente portoghese, quindi fin da piccolo il giovane inventore imparò a pensare con la propria testa, fuori dagli schemi di una società troppo basata su una canonica misurazione del tempo. Si stabilì allora nella ridente cittadina di Belp, a pochi chilometri da Berna. Continuarono però i soliti problemi di comunicazione ma il giovane William Pickett Anderson Zerf, o come lo chiamavano tutti i suoi amici, Pickett Anderson Zerf, non si scoraggiò e dopo un anno e mezzo di durò lavoro riuscì a imparare la sua prima frase nell’idioma oltralpe: “Niet caffè, merci”. Una data importante nella vita del giovane orafo fu il 1929, quando iniziò a lavorare come garzone nella bottega artigianale del Kaiser Belp, nell’omonima cittadina. Qui Zerf imparò i rudimenti della misurazione del tempo, il corretto modo di fondere i metalli, l’arte della creazione di meccanismi perfetti e la cottura ottimale del pane con l’uvetta. Solo dopo i primi mesi si capirono già le potenzialità del giovane inventore, incuriosito, appassionato, ossessionato dal suo nuovo lavoro.
Dopo due anni di apprendistato, Zerf riuscì a trasformare quella piccola bottega artigianale in una delle quattro grandi industrie del cantone svizzero, applicando i principi base della catena di montaggio (che un certo Ford qualcosa aveva applicato in America, credo) con una suddivisione verticale del lavoro. Ma nonostante la fama, le persone intorno a lui continuavano a non capirlo. Le sue idee cominciarono a risultare troppo innovative e lo spettro della sua lingua portoghese continuava ad aleggiare nei salotti dell’alta società di Belp. Se da una parte le sue idee di organizzazione del lavoro venivano osannate, dall’altra erano viste con timore le sue idee di orologi da polso giganti.
Nel 1932, a soli ventinove anni, Zerf conobbe il filosofo Martin Joan Olsen con il quale iniziò una amicizia epistolare che però non fu mai ricambiata. Lo studio della filosofia, dell’amore per il sapere cominciarono a prendere il sopravvento tanto che per alcuni anni egli si ritirò a fare l’eremita nella biblioteca comunale di Belp. La cosa da subito creò un certo scompiglio, poiché Pickett Anderson Zerf era solito leggere con indosso solo i suoi amati calzoncini di pelle tirolesi.
Dopo circa due anni di studi, in cui il povero Zerf si cibò solo di thè, biscotti e rape al vapore (di cui sappiamo dalle cronache che Zerf era molto ghiotto) che gli venivano recapitate dal ristorante a fianco della biblioteca ,la sua produzione letteraria non fu però così vasta, poiché risulta dagli archivi della biblioteca comunale di Belp che in due anni di soggiorno, Zerf lesse solo tre libri, di cui due illustrati e che passò la maggior parte del tempo a disegnare orologi sulle copertine dei libri che trovava. Purtroppo le informazioni su Zerf terminano nel 1942.
Negli ultimi anni passati a Belp, i suoi assistenti raccontano di un uomo del tutto diverso da quello conosciuto, un uomo tranquillo, mite che era solito ripetere di aver trovato la soluzione a tutto.